April 26, 2017

Batteria per PC portatile Asus N61Vg

Nel mese di Gennaio 2011 AMD ha ufficialmente presentato quella che è stata la propria prima generazione di piattaforma APU, Accelerated Processing Unit, all'interno della quale sono stati integrati CPU e GPU in un singolo componente di silicio. Ci riferiamo alle APU della famiglia Brazos, nome che identifica la piattaforma AMD destinata all'utilizzo nei sistemi di più ridotte dimensioni per i quali sia fondamentale abbinare elevata autonomia di funzionamento con batteria a chassis di dimensioni molto contenute, oltre che a costo ridotto e buone funzionalità complessive.Le prime soluzioni Brazos sono state posizionate quale alternativa ai processori Intel Atom in sistemi netbook e nettop, proposte per le quali le particolari caratteristiche tecniche delle APU Brazos hanno permesso di ottenere livelli prestazionali nettamente più elevati delle soluzioni Intel.Sono due gli elementi tecnici a favore delle soluzioni Brazos rispetto a quelle Atom di Intel. Il primo è la GPU integrata, nettamente più evoluta in termini di prestazioni velocistiche di cui è capace oltre che di funzionalità supportate rispetto a quanto implementato da Intel nelle proposte Atom. Il secondo è legato alla componente CPU, che è di tipo x86 out of order così come tutte le altre architetture x86 in commercio fatta eccezione solo per Atom che è di tipo in order. Questa scelta tecnica premia le prestazioni, ma AMD è stata capace con le APU Brazos di mantenere sotto controllo anche i consumi.

Nella primavera 2012 AMD ha presentato la seconda generazione di piattaforma Brazos, indicata con il nome di Brazos 2.0. L'architettura alla base è rimasta invariata, con varie migliorie a livello piattaforma nel complesso e più in generale la disponibilità di versioni di APU con frequenze di clock più elevate. Non è cambiata la tecnologia produttiva adottata, sempre quella a 45 nanometri, e neppure il numero massimo di core integrati pari a 2.Quest'oggi AMD propone un'ulteriore evoluzione della propria piattaforma a più basso consumo con la APU Z-60, caratterizzata da un livello di TDP massimo contenuto in soli 4,5 Watt. Questo prodotto deriva dalle altre proposte Brazos in commercio e viene specificamente introdotto sul mercato per l'utilizzo in soluzioni tablet PC basate su sistema operativo Microsoft Windows 8, al debutto ufficiale nel corso delle prossime settimane.

Le specifiche tecniche di questa nuova APU sono identiche a quelle del modello Z-01, presentata da AMD lo scorso anno per l'abbinamento in alcuni sistemi tablet PC sviluppati da Acer ma di fatto diffuso in modo molto ridotto sul mercato. A differenziare le due proposte il TDP, sceso a 4,5 Watt nel caso del modello Z-60 contro i 5,9 Watt del modello Z-01. Z-60 deriva quindi da Z-01, con il contenimento del TDP che è stato ottenuto attraverso la rimozione di alcuni componenti non giudicati necessari per l'utilizzo in tablet PC (ad esempio l'output video D-Sub e le due porte USB 1.0) e la riduzione di numero di altri componenti, quali ad esempio le porte USB e i canali del controller SATA. Dinamica simile è stata seguita anche per il chipset abbinato: si tratta del modello AMD A55T FCH che rappresenta una evoluzione della soluzione AMD A50M FCM abbinato alla APU Z-01.Per tutte le APU delle serie E, Z e C troviamo quindi la stessa architettura di base lato CPU, oltre che lo stesso tipo di GPU sempre con 80 stream processors. Cambiano le frequenze di clock di CPU e GPU, il numero di core integrati nella componente CPU e ovviamente il consumo complessivo delle piattaforme.

Spesso, forse troppo spesso, ci occupiamo di prodotti portatili di ridotte dimensioni e in questo periodo di Ultrabook in particolare. Questa tendenza guardando nell'archivio di Hwupgrade.it c'è sempre stata, forse anche perché proprio nell'ambito delle soluzioni ultamobile vengono introdotte nuove tecnologie dedicate al risparmio energetico o nuove soluzioni in termini di materiali e design.Siamo però convinti che l'esperienza d'uso offerta da questo tipo di prodotti non sia adatta a tutti gli utenti: tralasciando il puro aspetto prestazionale, ambito nel quale si è avuto una fortissima evoluzione, i prodotti più piccoli e leggeri ben si adattano a un utilizzo in viaggio, ma non rappresentano la soluzione ideale per lunghe sessioni di lavoro e per la fruizione di contenuti multimediali. C'è poi un'ampia fascia di utenti che utilizza un unico dispositivo per fruire e per creare i propri contenuti, quindi anche per effettuare editing audio e video pur non di livello estremo.E proprio in queste ultime situazioni i prodotti ottimizzati al mobile computing si rivelano inadatti. Nelle prossime pagine ci occuperemo di un Dell Inspiron 15R SE, un prodotto che invece sulla carta può rappresentare una buona scelta proprio per quel tipo di utilizzatori. Siamo di fronte a un modello con display da 15,6 pollici, dotato di un processore quad core Intel Core i7-3612QM e di un hard disk da 1TB; nella tabella seguente è disponibile qualche dettaglio in più.

Dalla tabella emerge come dato interessante anche la presenza di 8GB di memoria ram DDR3, oltre a una buona dotazione in termini di porte di espansione. Anche la presenza di un pannello AMD Radeon HD 7730M e la disponibilità di una gpu discreta AMD Radeon HD 7730M sono ulteriori elementi di interesse per questo portatile Dell.Con il lancio di iPhone nel 2007 Apple ha saputo dare un forte scossone al mercato della telefonia cellulare. Lo smartphone della Mela è diventato rapidamente un enorme successo commerciale, vendendo milioni di dispositivi nel corso di questi cinque anni e stabilendo nuove dinamiche nel settore. Si tratta di un caso particolare ed emblematico, specie considerando che Apple prima di allora non ha mai avuto alcuna esperienza nel mondo della telefonia mobile, pur potendo vantare un illustre trascorso nel mondo dei dispostivi da tasca con la commercializzazione del palmare Apple Newton negli anni tra il 1993 ed il 1998.

Un successo (commerciale, lo ripetiamo) così dirompente che la concorrenza non ha potuto fare altro che adeguarsi: da allora touchscreen come se piovesse, sensori di posizionamento e accelerometri in tutte le salse, per offrire tutte quelle caratteristiche (e in diversi casi anche qualcuna in più) che iPhone ha dimostrato essere apprezzate dal pubblico.Ma il successo non è stato merito solamente del dispositivo, ma anche del sistema operativo che lo governa: appositamente per il nuovo smartphone Apple ha sviluppato un inedito sistema operativo, iOS e, solo successivamente al suo debutto, un colossale ecosistema di piccoli programmi presto ribattezzati "app", un nome breve e semplice da ricordare per rispecchiare l'immediatezza nell'uso delle nuove piccole applicazioni. Di fatto, piaccia o no, è ad iOS che si deve la diffusione delle app nel pubblico consumer: seppur già presenti, infatti, i programmi e le applicazioni per i dispositivi mobile precedenti ad iPhone (si pensi a BlackBerry, Symbian e Windows Mobile), ma di fatto relegate a nicchie di utenti, è con l'avvento di iPhone, iOS ed App Store che il grande pubblico conosce la possibilità di usare applicazioni anche sul proprio telefono cellulare evoluto.

Alla nuova sfida lanciata da Apple, i concorrenti rispondono principalmente con Android, il sistema operativo sviluppato da Google che trova ora posto sugli smartphone di una varietà di produttori: a partire dalla coreana Samsung (che primeggia, tra i molti), passando per HTC, Acer, Sony, Asus giusto per citarne alcuni. Il "robottino" di Mountain View ha infatti saputo porsi come unica vera alternativa (prima dell'avvento di Windows Phone) alla Mela. Tuttavia se Apple da un lato può offrire un prodotto sviluppato in maniera sinergica tra hardware e software, così non avviene per Android poiché ogni produttore di smartphone personalizza in maniera più o meno marcata il sistema operativo a seconda delle proprie esigenze dando luogo ad una fortissima frammentazione, tale per cui la cosiddetta "Android experience" può risultare molto differente da dispositivo a dispositivo.

Nel corso di questi anni si sono succedute sei generazioni di smartphone "iPhone", con buona pace del numerino 5 dell'ultimo nato. Dopo il modello "2G" o "edge" del debutto nel 2007 è arrivato sul mercato nel 2008 iPhone 3G che ha permesso ad Apple di estendere la propria presenza su altri mercati internazionali. Ad un anno di distanza la Mela propone iPhone 3GS, identico nell'aspetto al predecessore ma con qualche novità sotto la scocca e un ulteriore ampliamento dei territori di commercializzazione. Il passo avanti più importante, in termini di caratteristiche e design, è stato iPhone 4 nel 2010, seguito dalla rispettiva versione "S" nello scorso anno. Si tratta, pertanto, di cinque generazioni di cellulare, cui si aggiunge la sesta con iPhone 5. Nella nomenclatura della casa di Cupertino le versioni "S" rappresentano semplicemente un modello "di transizione" per il quale, di norma, vengono apportate solamente alcune modifiche ed ottimizzazioni hardware senza variare il look and feel del dispositivo.

Per il nuovo iPhone 5 Apple decide di modificare per la prima volta il form factor del telefono, adottando un display da 4 pollici di diagonale in formato 16:9, creando una significativa discontinuità con i precedenti modelli equipaggiati con display da 3,5 pollici in formato 3:2. Si tratta della novità più vistosa del nuovo smartphone, che va incontro ad un notevole aggiornamento hardware grazie all'introduzione del nuovo system-on-chip Apple A6, che secondo le dichiarazioni della Mela dovrebbe garantire un forte incremento prestazionale a confronto del diretto predecessore. Apple riesce, inoltre, a ridurre lo spessore del dispositivo e a contenerne il peso, che si fregia così dello slogan "l'iPhone più leggero di sempre". Ed anche il più lungo, ci piace aggiungere.Al di là della variazione del form factor, le altre novità di iPhone 5 si trovano sotto il guscio e nelle funzionalità di iOS 6 (che è comunque disponibile anche per i telefoni precedenti fino ad iPhone 3GS): almeno sulla carta iPhone 5 sembra essere un'evoluzione dello status quo piuttosto che una vera innovazione. Saprà soddisfare le aspettative del pubblico?

Lo scorso anno, in occasione dell'IFA di Berlino, Samsung ha annunciato un terminale dalle dimensioni insolite, destinato a definire una nuova categoria di soluzioni, successivamente identificati con il nome di phablet. Si trattava ovviamente di Galaxy Note, il primo smartphone a essere equipaggiato con un display di dimensioni superiori ai 5 pollici.Proprio le dimensioni del display, infatti, determinano in questo momento l'appartenenza alle diverse categorie di smartphone attualmente definite. I prodotti con display fino a 5 pollici sono definiti comunemente smartphone e comprendono la grande maggioranza di soluzioni ad oggi disponibili. Se, invece, le dimensioni del display sono comprese tra 5 e 7 pollici, la soluzione viene definita phablet, un misto quindi tra smartphone e tablet che occupano la categoria successiva ovvero quella definita da un display da 7 pollici in su.Attualmente non sono molti i dispositivi appartenenti alla categoria dei phablet, anzi, allo stato attuale se ne contano solamente due, ovvero lo stesso Galaxy Note e il conocorrente LG Optimus Vu, entrambi giunti alla seconda versione con Note II e Optimus Vu II.

Proprio il nuovo Galaxy Note II è l'oggetto di questa anteprima; annunciato lo scorso 29 di agosto in occasione di una conferenza che anticipava di qualche ora l'apertura dei cancelli dell'IFA 2012. Il nuovo terminale del colosso coreano raccoglie la pesante eredità del suo predecessore, capace di far segnare un numero di vendite inaspettato, forse anche aiutato dal fatto di essere l'unico nella sua categoria.Un'impresa non certo semplice, che il nuovo phablet cercherà di realizzare grazie ad alcune interessanti novità. Tra queste spiccano immediatamente all'occhio il nuovo design, decisamente ispirato a quello dell'ultimo Galaxy S III e un display di dimensioni ancora maggiori, che raggiunge ora i 5,5 pollici.Migliorate anche le prestazioni, grazie a 2 GB di memoria RAM e a un nuovo processore Exinos 4 Quad, quad-core derivato da quello utilizzato in Galaxy S III ma con una frequenza operativa alzata fino a 1,6 Ghz. Lo spessore rimane lo stesso, così come il peso, nonostante la nuova batteria da ben 3100 mAh. Le dimensioni variano invece leggermente rispetto al predecessore, parliamo di qualche mm in più in altezza e qualche mm in meno di larghezza, dovuto al fatto che ora il rapporto prospettico del display è pari a 16:9.

Dopo l'analisi preliminare pubblicata in corrispondenza del lancio ufficiale sul mercato italiano, proseguiamo l'analisi di Nexus 7, il tablet da 7 pollici realizzato in collaborazione tra Google e Asus. Come ben sanno gli appassionati del settore, i dispositivi facenti parte della famiglia "Nexus" vengono realizzati da partner tecnologici ogni volta diversi e sono accomunati dalla caratteristica di essere basati sulla versione "pura" del sistema operativo Android, nel caso di Nexus 7 arrivato alla versione 4.1 conosciuta con il nome in codice di Jelly Bean. In questa seconda parte ci focalizzeremo sulle prestazioni del dispositivo e sull'analisi dell'autonomia operativa, potendo così completare il quadro di considerazioni proposto nel corso dell'analisi preliminare.

  1. http://globaldoctoroptions.com/story/akkusmarkt/
  2. http://akkusmarkt.comunidades.net/
  3. https://akkusmarkt.quora.com/
  4. http://folgenden.jugem.jp/

Posted by: akkusmarkt at 09:46 AM | No Comments | Add Comment
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