April 20, 2017

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HTC allo scorso Mobile World Congress di Barcellona ha presentato ben 5 nuovi terminali: la gamma Android del produttore taiwanese si è arricchita con riedizioni di cellulari di successo, Incredible S, Desire S e Wildfire S, ma non ha toccato due degli smartphone di gamma alta come Desire Z e Desire HD. Considerando che i nuovi Incredible S e Desire S non introducono novità hardware rispetto a Z e HD, utilizzando la medesima piattaforma Qualcomm Snapdragon a 1GHz, i due terminali presentati a fine 2010 restano tra le armi di punta di HTC.Desire Z si indirizza verso il pubblico che ritiene fondamentale e irrinunciabile il supporto offerto dalla tastiera estesa QWERTY, mentre HTC Desire HD punta sulle dimensioni del display per attirare tutti quelli che fanno della fruizione di contenuti multimediali in mobilità una ragione di vita. Tra i primi terminali ad arrivare sul mercato italiano con un display da 4,3" HTC Desire HD è sicuramente uno smartphone che sa farsi notare. Sul mercato poi sono arrivate diverse altre proposte a così ampia diagonale, tra cui il fratello HTC HD7 che utilizza Microsoft Windows Phone come sistema operativo.In questa recensione andiamo ad analizzare le prestazioni di questo terminale, anche alla luce degli ultimi sviluppi del settore, con ben in mente la strada tracciata per l'immediato futuro da parte di HTC, l'ormai ininterrotta continuità tra il settore smartphone e tablet, le proposte che la concorrenza si accinge a commercializzare nei prossimi mesi.

Sono molte le novità presentate all'edizione del Mobile World Congress che si è appena chiusa a Barcellona. Fiera che ha fatto registrare numeri in crescita, dopo un paio d'anni in cui, anche a sensazione, la vivacità della kermesse catalana sembrava in calo, tanto che le voci si sono fatte insistenti sul possibile cambio di location per i prossimi anni. Staremo a vedere come andranno le cose dopo questa edizione, che ha visto più di 60.000 visitatori da 200 nazioni, con la presenza di ben 3.000 CEO.Edizione di spessore non solo per quanto riguarda i numeri, ma anche per la qualità dei prodotti. Ci si aspettava l'invasione dei tablet dopo le avvisaglie del CES di Las Vegas e così è stato. Non c'è produttore che non abbia messo in mostra qualcosa con display da 7 o più pollici, fosse anche semplicemente uno smartphone vitaminizzato nelle dimensioni del display. Gli smartphone non si sono lasciati però intimidire, sfoggiando capacità di tutto rispetto, in alcuni casi superiori a buona parte dei tablet. Abbiamo raccolto questa mattina nell'edizione speciale di TGtech tutte le principali novità viste a Barcellona, aggiungendo anche uno sguardo ai trend e agli importanti annunci avvenuti nell'imminenza della fiera.

Tra le caratteristiche che troviamo analizzando le specifiche tecniche è possibile notare come il sistema operativo su cui Wind Pad è sviluppato è una versione di Windows 7. MSI ha preferito così affidarsi al sistema operativo più diffuso al mondo per ricreare un ambiente familiare al normale utente PC. Non è un segreto il fatto che il sistema operativo di Microsoft, anche nella sua ultima versione, non sia particolarmente indicato ad un solo utilizzo touchscreen. Non è un caso infatti, che proprio Ballmer indicando la roadmap di Windows 8 oltre ad aver annunciato il supporto per architetture ARM, ha indicato come fondamentale la necessità di ricreare uno scenario che risultasse maggiormente adattabile a differenti modelli d'uso.

L'anno 2011 è iniziato da AMD con una serie di annunci che da tempo il mercato si attendeva. Ci riferiamo alla disponibilità delle prime soluzioni della famiglia Fusion, nome che identifica le architetture AMD che abbinano componenti CPU e GPU all'interno dello stesso blocco di silicio. Sono vari anni che AMD ha iniziato a discutere di questo tema, sin dalle prime conferenze stampa seguenti l'annuncio dell'acquisizione della canadese ATI. Rispetto ai piani originariamente previsti il debutto delle prime soluzioni Fusion è slittato in avanti sensibilmente, complice in questo la necessità di avere a disposizione una tecnologia produttiva sufficientemente sofisticata da accettare l'inclusione di due componenti come CPU e GPU senza ottenere quale risultato un chip di dimensioni mastodontiche.

Il primo frutto della strategia Fusion di AMD è quindi rivolto ai sistemi a più ridotte dimensioni, segmento di mercato che ha visto l'azienda americana impegnata marginalmente in quanto non in possesso di tecnologie ritenute sufficientemente interessanti per questo ambito di utilizzo. In occasione del CES di Las Vegas, a inizio Gennaio 2011, AMD ha presentato le prime soluzioni Fusion destinate all'utilizzo nella cosiddetta piattaforma Brazos: ci riferiamo alle APU note con i nomi in codice di Zacate e Ontario, architetture che si differenziano tra di loro per il TDP massimo pari rispettivamente a 18 Watt e a 9 Watt. La tabella seguente riassume le specifiche tecniche delle 4 versioni di APU che AMD rende disponibili ai propri partner.

Le soluzioni Zacate sono i modelli E-350 e E-240, rispettivamente dual e single core; entrambe sono basate su GPU Radeon HD 6310, soluzione che abbina due SIMD engine ciascuno con 40 stream processors con frequenza di clock di 500 MHz. Le proposte Ontario sono invece i modelli C-50 e C-30, anche in questo caso dual e single core; la GPU è quella Radeon HD 6250, architetturalmente identica a quella Radeon HD 6310 fatta eccezione per la frequenza di clock che scende a 280 MHz.Osservando le specifiche tecniche intuiamo in modo molto chiaro quali siano le potenzialità delle soluzioni AMD Zacate e Ontario: mettere a disposizione di sistemi di ridotte dimensioni, sia portatili come desktop, una potenza elaborativa di buon livello per la parte CPU che si abbini a valide funzionalità video grazie alla GPU DirectX 11 integrata. Le soluzioni Zacate sono indicativamente proposte per notebook e per sistemi desktop di ridotte dimensioni, mentre quelle Ontario sono ideali secondo AMD per l'utilizzo in sistemi netbook per via del valore di TDP molto contenuto nel complesso.

Le proposte Ontario, di conseguenza, si pongono sul mercato quale alternativa diretta alle CPU Intel della famiglia Atom, che notevole successo hanno riscontrato nel settore dei netbook più per una mancanza di alternative valide dal punto di vista del contenimento dei consumi.Entrando nel dettaglio delle specifiche tecniche di queste soluzioni Fusion segnaliamo come la componente GPU riprenda le caratteristiche architetturali delle schede video della famiglia ATI Radeon HD 5000 di fascia entry level. La vera novità riguarda la parte CPU, che vede il debutto di un'architettura completamente nuova indicata con il nome di Bobcat. A differenza del passato AMD non ha ripreso la propria architettura x86 sviluppata per sistemi desktop e server, contenendone il consumo così da poterla riadattare anche all'utilizzo mobile, ma ha seguito la strada di sviluppare una CPU che fosse sin dall'inizio pensata per contenere al massimo i consumi complessivi. L'approccio, benché con scelte tecniche differenti, riprende quello seguito da Intel per le CPU Atom, specificamente sviluppate per l'utilizzo in sistemi di più ridotte dimensioni ricercando il contenimento dei consumi quale obiettivo principale.

Quali sono gli elementi architetturali alla base di Bobcat? Il core è di tipo out of order, comune quindi alla maggior parte dei moderni processori x86 presenti sul mercato con l'unica significativa eccezione rappresentata dalle soluzioni Intel Atom. Questo approccio permette di ottenere migliori prestazioni velocistiche a scapito di un lieve incremento nei consumi complessivi, grazie alla possibilità del processore di riorganizzare le istruzioni da eseguire in modo tale che la loro esecuzione sia la più efficiente possibile in termini di prestazioni velocistiche. Pensiamo quindi alle soluzioni Bobcat come ad un ideale compromesso tra consumi e ridotte dimensioni delle soluzioni Intel Atom, abbinati alla potenza elaborativa di una cpu x86 di tipo out of order.Per minimizzare il livello di consumo complessivo di questi core AMD ha implementato varie tecnologie; segnaliamo quelle di clock gating e power gating, oltre a states di tipo low power ai quali il sistema può accedere per contenere al massimo il livello di consumo in idle. A completare le funzionalità una serie di innovazioni micro architetturali che riducono al minimo i trasferimenti di dati interni al chip, oltre a ridurre il numero di loro letture allo stretto indispensabile: l'approccio è quindi quello di fare in modo che quante più aree possibili del chip vengano mantenute in idle durante l'elaborazione, così da contenere al massimo i consumi.

Abbiamo ricevuto in prova uno dei primi netbook basati su piattaforma Brazos ad essere stato commercializzato nel mercato italiano. Si tratta del modello NB550D di Toshiba, soluzione che riprende le tradizionali specifiche di un netbook (display da 10 pollici con risoluzione di 1024x600 pixel) abbinando la APU AMD C-50.L'11 di Luglio del 2010 NVIDIA ha presentato sul mercato GeForce GTX 460, soluzione destinata alla fascia media del mercato e sviluppata sul chip video GF104, evoluzione di quella GPU GF100 che ha rappresentato il primo prodotto finale basato su architettura Fermi. Se i primi modelli dotati di GPU GF100, conosciuti sul mercato come GeForce GTX 480 e 470, non hanno convinto appieno, GF104 si è invece contraddistinta per un buon rapporto prestazioni/prezzo, andando inoltre ad ovviare a quella buona parte di problemi che i due modelli di fascia alta avevano evidenziato: consumi e temperature di funzionamento.Con lo sviluppo di GF104 NVIDIA ha apportato alcune modifiche architetturali alla GPU che hanno consentito di andare a ridurre in modo significativo i consumi; a conti fatti non è sbagliato dire che GF104 abbia rappresentato la prima declinazione realmente commerciale di Fermi. E con GeForce GTX 460 NVIDIA, a distanza di mesi, è tornata ad essere di nuovo concorrenziale sulla fascia media del mercato, altrimenti dominata dalla fortunata famiglia Radeon HD 5000 presentata da AMD tra il 2009 e il 2010.

Sono passati circa 6 mesi ed ecco che un nuovo modello arriva sulla fascia media del mercato: GeForce GTX 560 Ti. Agli albori dell'industria delle GPU, NVIDIA aveva utilizzato il suffisso "Ti" per identificare alcuni modelli delle famiglie GeForce 3 e GeForce 4. Gli utenti con qualche anno in più o con maggiore esperienza possono così ricordare GeForce 4 Ti 4800, che si differenziava dalla proposta dedicata al mercato mainstream GeForce 4 MX 440.NVIDIA presenta così una scheda video che dovrebbe, almeno sulla carta, andare a competere con la scheda AMD Radeon HD 6950. Stiamo quindi parlando di una soluzione che fa del rapporto prezzo/prestazioni la propria caratteristica principale. Queste le specifiche tecniche di GeForce GTX 560 Ti a confronto con la soluzione GeForce GTX 460:

La tabella evidenzia chiaramente su quali parametri NVIDIA abbia concentrato i propri sforzi per lo sviluppo della nuova soluzione GeForce GTX 560 Ti: incremento delle frequenza di clock e aumento nel numero degli stream processors. Secondo le informazioni fornite da NVIDIA stessa, GeForce GTX 560 Ti è in grado di garantire una miglioramento del rapporto performance/watt del 21% rispetto a GTX 460, risultando nei test prestazionali una media del 33% più veloce del modello precedente. Dal punto di vista puramente tecnico la nuova nata di casa NVIDIA usa la stessa configurazione degli Streaming multiprocessor di GeForce GTX 460, con 48 cuda core, quattro dispatch unit e otto texture unit per SM. Quello che di nuovo è presente in GF114 è il numero di stream processors, passato dai precedenti 336 a 384.La stessa tipologia di innovazioni introdotte da NVIDIA nel passaggio da GF100 a GF110 è riproposta anche nella nuova architettura di fascia mainstream: da questo l'aumento delle frequenze di clock, con positive ripercussioni prestazionali, senza penalizzazioni sui consumi come avremo modo di confermare in seguito nell'articolo.

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